La storia del Comitato di Trieste della Croce Rossa Italiana, che nel 2019 ha ricevuto la medaglia bronzea del Comune in segno di apprezzamento per l’instancabile attività a servizio della comunità, inizia da molto lontano. “Era il 1876 ed eravamo ancora sotto l’impero austro-ungarico, quando nacque l’“Associazione provinciale di soccorso della Croce Rossa per Trieste e l’Istria”, che estendeva la sua azione fino a Lussino (oggi Croazia) e aveva nel 1881 ben 858 soci. Siamo stati quindi una Croce Rossa austriaca ancora prima che italiana. Oggi contiamo 280 volontari e 24 dipendenti e siamo in prima linea nelle attività di sostegno e solidarietà legate alla pandemia”: a raccontarlo è Marisa Lorenzon Pallini, che ricopre il ruolo di presidente del comitato triestino dall’anno 2000 e che nel 2019 ha scelto di adottare il bracciale salvavita AIDme a supporto dei volontari e dei cittadini che ne fanno richiesta per la loro sicurezza personale.
Quali sono stati i momenti più importanti della storia della Croce Rossa Trieste?
“Durante la seconda guerra mondiale il Comitato attivò l’Ufficio Prigionieri e Assistenza Deportati. Conserviamo tuttora un’ampia raccolta di lettere di ringraziamento da parte di cittadini, che erano stato catturati e avevano ricevuto i nostri aiuti: preziose testimonianze, che ora saranno mandate all’Archivio di Stato e che si sono rivelate uno strumento prezioso per ricostruire le storie di prigionia e il relativo diritto alle pensione di guerra. Alla fine del conflitto, il Comitato ha potuto continuare, seppur in condizioni difficili, la sua attività sotto il governo militare alleato dal 1947 al 1954; nel 1956 siamo stati reintegrati nella Croce Rossa Italiana. In seguito, dal 1992 al 1995, abbiamo gestito al fianco della Prefettura di Trieste l’invio degli aiuti italiani verso l’ex Jugoslavia, dove era in corso la guerra”.
Quali attività avete organizzato durante la pandemia?
“A causa dell’emergenza coronavirus abbiamo dovuto chiudere la sede all’ingresso degli esterni, ma ci siamo organizzati per la consegna dei pacchi viveri al piano terra, direttamente su strada. Abbiamo 300 persone assistite mensilmente, oltre a chi si presenta di giorno in giorno per chiedere aiuto in situazione di bisogno. Per chi non si può muovere c’è la consegna a domicilio, anche di farmaci e di pasti caldi su ordinazione. Proprio in questo periodo di chiusura dei confini nazionali abbiamo poi approntato, insieme alla Croce Rossa croata e a quella slovena, un servizio transfrontaliero di consegna di farmaci a quei cittadini che prima venivano a Trieste per acquistare medicinali in Italia. Abbiamo inoltre inaugurato una sala operativa aperta h24, abbiamo organizzato i servizi di triage davanti agli ospedali Maggiore e di Cattinara e abbiamo potenziato i servizi di pronto soccorso. Un ambulatorio è stato messo a disposizione per effettuare i test rapidi, mentre a breve saremo chiamati a supportare la Croce Rossa regionale, per le vaccinazioni da effettuare presso le aziende. Dal 9 aprile 2020 e per i momenti più duri è stato infine attivo un servizio di ascolto telefonico, in collaborazione con l’Associazione Psicologi per i Popoli del Friuli Venezia Giulia, per dare conforto e assistenza psicologica a chi ne senta la necessità”.
Avete svolto anche un ruolo importante in occasione del violento terremoto che ha colpito Petrinja, in Croazia, il 29 dicembre 2020.
“Ci siamo subito attivati per l’invio di un convoglio umanitario e siamo stati letteralmente inondati dalla generosità dei nostri concittadini. Abbiamo raccolto ben 13 tonnellate di aiuti alimentari, con cui abbiamo riempito quattro camion di grosse dimensioni, grazie anche all’aiuto delle decine di operatori che si sono ritrovati in magazzino a organizzare i pacchi. E’ stata una vera emozione, perché ho visto ancora una volta il grande cuore della Croce Rossa. Esistono poche associazioni così valide e solide come la nostra, legata a importanti e chiari principi a cui ottemperare, a partire da neutralità e indipendenza. E’ importante allargare sempre il campo d’azione delle nostre attività e individuare progetti di ampio respiro con lo sguardo rivolto al futuro”.
Perché avete scelto di supportare il bracciale salvavita AIDme?
“La nostra delegazione era presente all’assemblea generale della Croce Rossa Italiana nel 2019, dove abbiamo avuto occasione di conoscere il prodotto e l’amministratore di Audens, Monica Cerin. L’abbiamo subito trovata un’idea estremamente valida e e abbiamo deciso di collaborare alla distribuzione dei bracciali.. Ora ci stiamo organizzando per coinvolgere il maggior numero di persone possibile, grazie anche alla collaborazione di Rotary Club e Lions Club. È importante farlo conoscere alle persone che lo devono indossare, ma altrettanto alle forze dell’ordine e agli operatori del pronto soccorso, che devono sapere come utilizzarlo nel caso lo trovino al polso di persone che hanno bisogno di assistenza”.
A chi lo consiglierebbe?
“Direi a tutti. A chiunque può capitare di sentirsi male per strada e di non essere in grado di comunicare le proprie generalità o i dettagli sulla propria condizione di salute. Grazie al bracciale salvavita AIDme, invece, i soccorritori possono avere subito a disposizione informazioni mediche importanti, penso in primis ad eventuali allergie, nonché informazioni personali e numeri di emergenza per contattare i familiari. E’ uno strumento prezioso anche per tutte quelle patologie, come il morbo di Alzheimer, che comportano la perdita della memoria e il rischio di allontanamento dall’abitazione o dalla casa di riposo, senza la capacità di sapervi fare ritorno o di dare indicazioni per essere riaccompagnati”.